Carne

Che dire. Forse il sandwich più famoso del mondo. C’è chi dice che sia un acronimo (Chicken Lettuce Under Bacon), c’è chi narra che semplicemente sia nato in una clubhouse di qualche elegante country club americano. Praticamente oggi si trova in qualsiasi ristorante, pub, in tutti i bar a bordo piscina del mondo servito insieme a una porzione di patatine fritte. Purtroppo solo alcuni sono del livello richiesto per questo tipo di sandwich, soprattutto a causa del pane che va preparato assolutamente in casa.
Chi ha la mia età può essere che sia cresciuto con il mito del Kentucky Fried Chicken, onnipresente in quasi tutti i film americani che guardavamo al cinema ma impossibile da raggiungere. Sarebbe arrivato in Italia solo venti anni dopo. Dal vivo però l’esperienza era molto diversa, l’odore di frittura aleggiava per vari quartieri e l’esperienza dentro il locale era, diciamo, da rivedere.
Ognuno è cresciuto con la propria variante di polpette. Ed è giusto così. C'è chi adora quelle al sugo, chi le vuole fritte e chi al forno, chi le vuole piatte e grandi e chi piccoline e rotonde. È un piatto talmente flessibile che può essere definito uno svuota frigo. Proprio per questo non potrei mai mangiarle in un ristorante a) perché nessuno le fa buone come le mie e b) perché nessuno saprà mai cosa ci hanno messo dentro. C’è una cosa che accomuna tutti. Le polpette non bastano mai, bisogna tenere conto di circa sette-otto polpette a commensale solamente per un aperitivo. Sbizzarritevi tra manzo, maiale, vitello, agnello: non esiste una regola. Provatele.
Non c'è niente di più milanese dell'ossobuco alla milanese. Altri piatti hanno assunto proporzioni ormai internazionali, ma l'ossobuco è quanto di più tradizionale possiamo trovare a Milano. Tirare fuori il midollo dall'osso per finire il piatto con la punta del coltello o con un cucchiaino è stato dichiarato ufficialmente uno dei primi venti piaceri della vita. È un piatto elaborato che ci riempirà la mattinata ma vedrete che ne sarà valsa la pena!
Il cheeseburger perfetto è una forma d'arte, ed esiste solo grazie a un panino perfetto, e il panino perfetto non si compra al supermercato, ma si prepara in casa. Quando avremo tempo e voglia di preparare il pane in casa, allora potremo cimentarci nella preparazione del cheeseburger perfetto. E ci mancheranno solo un paio di cose, a parte un ottimo taglio di carne non troppo magro, servirà una composta di cipolle caramellate, una salsina che prepareremo al momento, e ovviamente le patatine fritte fatte in casa. Il resto è storia.
È un piatto che divide. C'è chi vuole lessare il vitello e c'è chi lo vuole arrostire, chi lo vuole tagliare molto sottile con l'affettatrice e chi lo vuole tagliare al coltello un po' più spesso, chi usa la maionese già pronta per la salsa tonnata e chi usa uova sode. Rimane il fatto che salsa tonnata è uno dei grandi patrimoni che il Piemonte ha lasciato al mondo. Non ne basterà mai.
Forse è uno dei piatti che mi rappresenta di più, a partire dal nome. Preparare una tartare è come una forma d'arte, la tavolozza è rappresentata da tutti gli ingredienti che possiamo unire senza coprire il gusto tenerissimo del manzo crudo. Unica cosa su cui mi impunto sempre è che la carne dovrebbe essere tagliata al coltello, pochi minuti di preparare il piatto, troverete il risultato straordinario. Inutile ripetere, che essendo la carne la assoluta protagonista del piatto, deve essere freschissima e di assoluta qualità.
Il fegato è uno di quei prodotti che si amano e si odiano, ma anche a causa di qualche pregiudizio che, magari, non ci lascia neanche assaggiare un piatto prima di giudicarlo. È capitato a tutti. Per anni dire sostanzialmente: “Odio il fegato!”, per poi, un giorno, assaggiarlo, e dire: “ma in realtà non è così male”, e poi non ne farete più a meno. E ci sarà un motivo se uno dei piatti icona del Veneto è proprio il fegato alla veneziana: un piatto semplice, con solamente due ingredienti, preparato con prodotti poveri, ma che cotti insieme creano una combinazione di gusto dolce-amaro che vi delizierà
Un grande classico dei week end invernali. Quando si ha il tempo di preparare un brasato – preparatevi, perché ci vuole metà giornata – è sempre un momento speciale. Un momento di pace e tranquillità in cucina, un momento dove durante la cottura in forno, i sapori cominciano a pervadere ogni angolo della nostra casa e inevitabilmente ci prepara al pasto spettacolare che avremo qualche ora più tardi. Inevitabile la cottura nella pentola di ghisa che, con la sua preservazione del calore, contribuirà a cuocere uniformemente le nostre costine fino a dare una consistenza perfetta.